Brutto colpo per il sistema turistico abruzzese per le mancate spese nell’alloggio, nell’alimentazione, nei trasporti, divertimenti, shopping e souvenir, che potrebbero derivare da una estate senza visitatori stranieri. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti in riferimento all’importanza del certificato vaccinale europeo per l’estate annunciato dal presidente del Parlamento Europeo David Sassoli, dopo che sono svanite le aspettative per la Pasqua e quelle per il turismo invernale. “Anche l’Abruzzo – sottolinea la Coldiretti – è fortemente dipendente dall’estero per il flusso turistico. Turisti che la scorsa estate hanno dovuto rinunciare a venire in Italia per effetto delle limitazioni e delle preoccupazioni per la diffusione del contagio”.
Ad essere colpiti in Abruzzo saranno le località marittime, le città d’arte ma anche i 600 agriturismi, che già scontano una prolungata chiusura, dove gli stranieri di solito fanno tappa obbligata per scoprire le ricette, le produzioni e le tradizioni enogastronomiche più consolidate.
“Il cibo – conclude la Coldiretti – è diventato la voce principale del budget delle famiglie in vacanza in Italia, con circa un terzo della spesa di italiani e stranieri destinato alla tavola per consumare pasti in ristoranti, pizzerie, trattorie o agriturismi, ma anche per cibo di strada o specialità enogastronomiche. Nella nostra regione, l’emergenza dovuta all’innalzarsi del contagio, crea forte preoccupazione e il via libera al certificato vaccinale diventa uno strumento importantissimo per una situazione già drammatica”.
“Il crollo delle attività di ristorazione, aggiunta alla chiusura prolungata degli agriturismi, travolge inoltre a valanga interi settori dell’agroalimentare Made in Italy, con vino e cibi invenduti per un valore stimato a livello nazionale in 11,5 miliardi dall’inizio della pandemia. Chiusure forzate, limitazioni negli orari di apertura, divieti agli spostamenti, drastico calo delle presenze turistiche e la diffusione capillare dello smart working hanno devastato i bilanci dei servizi di ristorazione e tagliato drammaticamente i livelli occupazionali ma le conseguenze – continua la Coldiretti – si fanno anche sentire direttamente sui fornitori”.
“La drastica riduzione dell’attività – sostiene la Coldiretti – pesa infatti sulla vendita di molti prodotti agroalimentari, dal vino alla birra, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco. In alcuni settori come quello ittico e vitivinicolo, la ristorazione – precisa la Coldiretti – rappresenta addirittura il principale canale di commercializzazione per fatturato, ma ad essere stati più colpiti sono i prodotti di alta gamma: dal vino ai salumi, dai formaggi fino ai tartufi”.
Commenta per primo